Fox tale



Taberna Mylaensis: Barbablu. Switch it on and the tale begins.













When I was a child I had a picture book where the holes of the animals living under the earth were depicted like this. For a long time I kept drawing such holes, connecting through intricate tunnels and provided with full granaries as well as with warm central caverns where I was sleeping or reading in the persona of a hamster or an aardvark.













Taberna Mylaensis: Chianciunu l’occhi mei. From the album Allah Muntagna (1996).

22 comentarios:

Julia dijo...

¡Nos encantó! (a las tres)
Ahora internet es como esas madrigueras interconectadas que te gustaban de chico... Te mandamos un saludo desde la nuestra!

Μαριανα dijo...

It is a wonderful story,
I think this great holes in the ground could be in my child-dreams too.

thanks for posting
kisses from Greece!

Araz dijo...

This reminded me my childhood book Lommelchen about a boy kidnapped by fox. Same kind of cozy illustrations for a fox hole.

Jesús dijo...

How wonderful! The tale, the drawings and the music. Have I missed something or you haven't actually mentioned the details of the book where these drawings were published? I can think of some children of mine who may be delighted if their uncle brings the book to them.
Heartfelt thanks for the good, sensitive work done.

Studiolum dijo...

Thank you all for the good words. It seems that those deep layers and long abandoned fox holes of the childhood still resonate in many of us. And this is a very good feeling to know.

Jesús, un agradecimiento especial a ti por las buenas palabras en las notas inimitables de Perure Alfonso. Unfortunately I cannot tell you more about the drawings: I found them long ago on a Russian site without any indication of origin. Perhaps you can watch them with the kids of yours on the screen while listening to the music, as Julia did with hers. But the music of Taberna Mylaensis you will easily find if you are in Rome: it was there where I bought the first CD of them, in the bookshop Rinascità at the corner of Piazza Venezia some thirteen years ago, during my daily homecomings from the same Archivio del Vaticano where you’re doing now your subtle observations on long-defunct users and catalog-makers.

Thanks for the hint to the Czechoslovakian book, Araz. It was in fact written and illustrated in the 60s, about the same time when that other book of mine. Strangely, it was not translated to Hungarian, although some other works of the same author were, as it was a general rule that children books from the “friendly countries” have to be largely translated to the languages of each other, to make us even more friendly. It was a paradisiac age of children books and especially of book illustrations. This is something I feel really sorry for.

Καλημέρα, Μαριάνα, είμαι ευτυχής που σε βλέπω εδώ. See you soon again, both here and in your site (where I have really enjoyed your last, great post on vampires and manners imported).

Effe dijo...

c'è un'amina mundi ipogea che collega luoghi e tempi diversi, che esonda infine e regala a culture tra loro lontane favole e miti e sogni davvero simili.
Ora comprendo che quest'anima attraversa la terra seguendo i tunnel e i buchi lasciati da tutto il bestiario della nostra fantasia.

(Sapevo bene, Prof, che la tua conoscenza della lingua e della cultura italiana non potevano essere solo di origine libresca, ma erano e sono frutto di anni vissuti qui in Italia. Siamo stati allora quasi vicini di casa - se come unità di misura si prende uno di quei tunnel sotterranei - senza saperlo, tempo fa. D'altro canto, quasi tutto accade senza che noi lo sappiamo.
Leggerò e ascolterò questa favola con i miei due bimbi, stasera.
F

Studiolum dijo...

E' bella, assolutamente bellissima questa idea dei tunnel e buchi del bestiario della nostra fantasia che attraversa il mundo. Già lo vedo davanti a me, come in un'enorme e accuratissima incisione di Atanasio Kircher. Una volta ne dovrò scrivere un post, col tuo permesso.

Che strana coincidenza anche questa, la tua e la mia nello stesso tempo e spazio di Roma nel 1996, ma in due buchi senza collegamento al momento. Purtroppo non erano “anni”, solo un poco meno di un anno, ma uno degli anni più decisivi di mia vita.

Mi allegro che traducerai ai bimbi questa favola sui tunnel i quali, come i commenti dimostrano, ci sono già dentro di loro e di tutti noi. E che sentiranno la musica della Taberna Mylaensis, la quale così, dopo il lungo giro attorno al mondo partendo dalla libreria Rinascita, finalmente riesce di compiere quel tunnel inesistente tredici anni fa.

Effe dijo...

Lo confesso: Kircher ho dovuto cercarlo sul web. Personaggio mirabile ed eccellente. Ogni promessa (di un post) è debito, quindi attendo.
Quanto alla musica, è vero che è una delle forme più fluide e adatte a percorrere i tunnel e le gallerie dei luoghi e dei tempi, e il Rio Wang ne fa un uso importante e straniante (ho già fatto moti viaggi, grazie ai tuoi files musicali,, spesso spuntando in luoghi che non conoscevo affatto)
Ieri sera ho mostrato le tavole illustrate ai miei bimbi. Ho chiesto che fossero loro a raccontare la favola a me, a tradurla, e non viceversa. Ne hanno tratto un racconto piuttosto diverso da quello che, suppongo, era stato immaginato dall’illustratore. Questo conferma ciò che da sempre penso: che ogni storia è molte storie, e che il lettore ne sa sempre più dello scrittore (del disegnatore, in questo caso)

Julia dijo...

Cuéntanos, Effe, cómo fue el relato de esos niños!

Effe dijo...

con mucho gusto, Julia
(dovrò prima trascriverlo con attenzione, qui siamo in casa di un filologo!)

Julia dijo...

Te esperamos, Effe, pero es un filólogo muy amable y benevolente (me disculpa a mí cada cosa...)

Descubro ahora que en una de las imágenes del mar, un cardumen de peces tiene la forma misma de un pez, como aquel "jeroglifico" pintado en mi facultad. ¿Recuerdas, Tamás?

Studiolum dijo...

Sí, en efecto, ¡lo acabo descubrir!

Avanti, Effe, sentiamo l’interpretazione dei bimbi!

Effe dijo...

Ecco la storia. Qui la riassumo per motivi di spazio. Se qualche parola è mia, la storia è proprio dei bimbi.

“C’era una volta una famiglia che viveva nel bosco perché cercava il segreto della felicità. La famiglia era composta dal papà Orso, dalla mamma Coniglia e dai figli Gallo e Gallina.
Gallina aveva un’amica del cuore, la Volpe. Giocavano insieme di nascosto, perché i suoi genitori non volevano. Gallina e Volpe si volevano così bene che dove andava una andava sempre anche l’altra. Un giorno però i genitori di Gallina le sorpresero, e le proibirono una volta per sempre di giocare ancora con la Volpe.
La Volpe, disse papà Orso, non è come noi, è diversa, è selvatica, e si mangia le galline. Non devi vederla mia più.
Allora la figlia Gallina architettò un piano. Si fece rapire dall’amica Volpe per fuggire insieme dall’altra pare del mondo, dove non c’erano differenze tra galline e volpi. Ma papà Orso, mamma Coniglia e il fratello Gallo le inseguirono, perché volevano proteggere Gallina, ma correvano con molta più fatica delle due amiche, perché Gallina e Volpe erano felici di essere insieme, e la felicità rende più leggeri.
Alla fine, il resto della famiglia riuscì a raggiungere Volpe e Gallina dall’altra parte del mondo, ed entrarono nella casa dove le sue amiche si erano rifugiate per salvare la loro figlia.
Fermi, disse Gallina, la Volpe non mi sta facendo alcun male.
Ma come, chiese mamma Coniglia, vuoi forse negare che le volpi mangino le galline? E’ sempre stato così, da che mondo è mondo.
Sì, rispose, Gallina, la Volpe mi mangerà, ma le ho chiesto io di farlo. Io non posso stare lontana da lei, perché è la mia amica del cuore. Siccome voi volete separarci, allora io mi farò mangiare da lei, e quando sarò dentro al suo corpo nessuno potrà mai più separaci, perché saremo una cosa sola. Questo è il segreto della felicità.
I genitori di Gallina allora capirono di essersi sbagliati, e dissero alle due amiche che avevano il permesso di stare sempre insieme, e che Volpe non aveva quindi più bisogno d mangiare Gallina. Restate a vivere qui con noi, propose Gallina alla sua famiglia, assaggiate che buona cioccolata calda che fanno qui.
Ma veramente, disse il fratello Gallo, questa non è cioccolata, è acqua di mare.
Quando sei, felice, rispose la Volpe, tutto ti sembra dolce e buono.
Il mattino dopo papà Orso, mamma Coniglia e il fratello Gallo partirono per tornare al loro bosco, facendosi promettere dalla Volpe che non avrebbe mangiato Gallina. La Volpe lo promise, ma non la storia non dice se poi ha davvero mantenuto la promessa perché, con la scusa che doveva avere in mano qualcosa da sventolare per salutare la famiglia che partiva, iniziò strappare alcune piume dalla coda della povera amica.
Da che mondo è mondo, le volpi mangiano le galline, e sarà per sempre così.”
(Alessandro, 6 anni, e Alice, quattro anni e mezzo)

Effe dijo...

c'è qualche refuso, me ne scuso.
La logica dell'interpretazione è quella dei bimbi: ferrea, anche se strana.

Julia dijo...

¡Gracias, Effe, fantástico relato! Felicita a esos niños de mi parte por favor. Me gustó mucho su interpretación.

Effe dijo...

glielo dirò certamente, Julia, grazie.
Un'interpretazione fatta di tenerezza e di crudeltà (così sono i bambini: teneri e crudueli. I miei, almeno!)

Studiolum dijo...

Una versione piena di fantasia, e sì che completamente logica. E se le favole esprimono la struttura profonda del mondo, la “forma vera” che il mondo deve avere, allora in questa logica mi spaventa appunto quanto è lontana dall’idea del “lupo che si dimorerà insieme con l’agnello”, almeno nelle favole, e quanto accetta come una legge naturale il “homo hominis lupus”. Be’, chissà è la mia educazione marxista che protesta qui contro la legge di lupo del capitalismo, ma dobbiamo riconoscere che è questo il bel mondo nuovo. Dall’altra parte è anche sorprendentemente grande in questa versione la forza della tenerezza e dell’amore personale, quasi per controbilanciare le leggi crudeli del mondo esterno.

È anche interessante che mentre io involuntariamente considero il Volpe come maschile, loro la considerano femminile come la Gallina. Forse questo deriva dal genere grammaticale? (che noi non abbiamo in ungherese)

Effe dijo...

i bambini, credo, sono molto naturali.
Si commuovono se vedono in televisione un documentario che riporta scene di caccia in cui una piccola preda soccombe di fronte al suo predatore, ma facilmente accettano la spiegazione che si tratta di un fatto naturale, dove non c'è crudeltà.
Una volpe (che in effetti in italiano è femminile, in spagnolo è maschile, in magiaro non si sa - devo approfondirla, questa libertà di genere della lingua ungherese) mangia la gallina perché è un fatto naturale (un superamento naturale della distanza e della differenza, due corpi che diventano uno; non ricorda una forma di eucarestia laica?), e la gallina si lascia mangiare dalla volpe, in questa interpretazione, perché è un fatto d'amore, e anche l'amore è naturale, per i bambini, non è qualcosa da premiare o da cercare. C'è. O almeno ne son convinti.
In ogni caso, avere un'educazione marxista è un bel vantaggio. Aiuta a vedere le cose in modo diverso.

Studiolum dijo...

Certo,hai ragione. La naturalezza dei bambini nell’interpretazione è spiccante ed affascinante, ed auguro che non la perdino mai nella loro vita.

Chissà le mie riflessioni precedenti hanno a che fare piuttosto con le mie proprie strutture ed aspettative incoscienti/culturali dalla favola: se uno mangia l’altro questo è senz’altro una perdita, e se poi il morale della favola è che “il mondo e così” – come nel canzone sardo, “il mundu ergai, assicut era e non torna mai” –, quello è un’ingiustizia che, mentre pare di essere la legge del mondo, si vorrebbe vedere cambiata e superata almeno nelle favole, sia in quelle sugli animali come in quella sulla rivoluzione mondiale. Sai, l’educazione… :) Ma questo, dico, è piuttosto una riflessione sulle proprie strutture nel momento dell’incontro con un approccio differente, ed assolutamente non ha a che fare con l’incantevole naturalezza dei bambini.

Jesús dijo...

Just a quick passage to let you know, hadn't you known it already, that I'd need to get my Taberna Mylaensis CD elsewhere than in Rinascita delle Botteghe Oscure.

Studiolum dijo...

Oh my. What a loss. I did not know that. I did love that bookshop, the only good one at that time besides Feltrinelli at the Arenula, with its late evening opening hours and its good atmosphere. It was a kind of a living focus of that otherwise somewhat dead quarter between the bus stations of Torre Argentina and Piazza Venezia. I am sorry for it.

Studiolum dijo...

and here’s the continuation of the tale!