Gli affreschi ritrovati

Stringeva una forma di pane nero che portava di nascosto a casa, e in tasca aveva un passaporto per fuggire dal Paese. Alle spalle aveva lasciato parole potenti e rigogliose, e alcuni racconti che ne fanno uno tra i più grandi scrittori del Novecento; davanti a sé aveva un manoscritto che sarebbe stato il suo capolavoro, mai più ritrovato. Proprio in quel punto esatto, all’angolo tra passato e futuro, di fronte al negozio Maryla tra le vie Czacki e Mickiewicz, il tempo lo fermò per sempre. *

L’angolo di fronte al negozio Maryla nei 1920 e nel 2004. Dai libri Р. Пастух: Вулицями
старого Дрогобича
(Sulle strade della vecchia Drohobycz), Львів: Каменяр, 1991,
e Omer Bartov: Erased: vanishing traces of Jewish Galicia in present-
day Ukraine,
Princeton University Press 2007.


Bruno Schulz, scrittore di lingua polacca e di famiglia ebraica nato nella Galizia orientale, oggi territorio ucraino, conosciuto soprattutto per Le Botteghe color cannella e per Il Sanatorio all’insegna della clessidra, è stato anche un disegnatore provocatorio ed eterodosso. Le incisioni del Libro idolatrico, pubblicato nel 1922, suscitarono un certo scandalo.


Durante l’occupazione nazista della nativa Drohobycz – città allora tripartita, secondo una nota definizione: al 50% polacca, al 50% ucraina, al 50% ebraica – Schulz venne confinato nel ghetto insieme alle altre famiglie ebree (dei 15.000 ebrei presenti in città prima della guerra, solo 400 si salvarono dalle esecuzioni di massa e dal campo di sterminio di Belżec), trovando momentanea protezione presso l’ufficiale delle SS Felix Landau, che gli ordinò la realizzazione di alcuni affreschi per la stanza dei bambini nella casa che aveva requisito. Quegli affreschi sono l’ultima testimonianza dell’epoca geniale di Bruno Schulz.

Il 19 novembre 1942, durante un’operazione in città che provocò la morte di 264 ebrei, un altro ufficiale delle SS, Karl Günther, uccise Schulz per strada con un colpo alla testa, per poi vantarsi del gesto con Landau, colpevole a propria volta di aver fatto torto a Günther uccidendo il “suo” ebreo, il dentista Löw. Il corpo dello scrittore venne sepolto nel cimitero ebraico in una fossa comune. Durante il successivo periodo sovietico, il cimitero venne cancellato da un quartiere di casermoni grigi. Di Schulz, a Drohobycz, non restò così più nulla, neppure gli affreschi, coperti da strati di vernice e di tempo, e dimenticati.

Il 9 febbraio 2001 Benjamin Geissler, un documentarista tedesco, dopo lunghe ricerche riuscì a identificare la casa occupata da Landau durante la guerra. Un’equipe di esperti, rimuovendo dai muri gli strati più superficiali di vernice, ritrovò traccia degli affreschi realizzati da Schulz, che rappresentavano scene fiabesche ispirate alle favole dei fratelli Grimm.


Mentre in Ucraina si pianificava il restauro dei dipinti, il 21 maggio i cinque frammenti già riportati alla luce scomparvero improvvisamente, asportati dai muri insieme all’intonaco.


Più tardi, il museo dell’Olocausto Yad Vashem, a Gerusalemme, annunciò di esserne entrato in possesso. Venne quindi rivelato che alcuni incaricati del Museo avevano realizzato un’operazione lampo, forse con l’appoggio del Mossad, allo scopo di prelevare gli affreschi e trasportarli in Israele, che rivendicava il diritto morale al loro possesso in qualità di testimonianza della Shoa.

Scoppiò allora una querelle internazionale: a chi appartenevano quei dipinti, a Drohobycz e all’Ucraina, alla cultura polacca, o all’eredità ebraica e alla memoria dell’Olocausto? Bruno Schulz, a lungo dimenticato e guardato con qualche sospetto dagli ucraini perché scrittore di lingua polacca, e dai polacchi perché di origine ebraica (è appena il caso di accennare all’antico coinvolgimento di ucraini e polacchi nei pogrom avvenuti in Galizia), divenne oggetto di contesa e disputa tra Stati, intellettuali e storici.

Nel 2008, finalmente, l’accordo: Israele riconobbe che gli affreschi appartenevano al patrimonio culturale ucraino, e il museo di Drohobycz, che conserva gli altri frammenti degli affreschi recuperati successivamente, accettò di concedere i dipinti asportati come prestito a lungo termine in favore del museo Yad Vashem, che nel febbraio 2009 li espose per la prima volta al pubblico.

Segretario di stato Hillary Clinton in visita alla mostra

Ma questa storia ha ancora qualcosa da dire. Le parole potenti e rigogliose hanno piantato radici e dato altri frutti. Bruno Schulz, negli affreschi realizzati per il nazista e sadico uccisore di ebrei Landau, ritrasse se stesso e altri soggetti della popolazione ebraica della città. I boschi dipinti nelle scene fiabesche ricordano quelli di Bronnitzky, alle porte di Drohobycz, dove in quei giorni, con un’autentica caccia alle streghe (e la strega ritratta ha il volto dell’amante di Landau) venivano uccisi e sepolti migliaia di ebrei.


E il cocchiere che guida due bianchi cavalli ha lo stesso viso irregolare dello scrittore, che ci osserva con sguardo di sfida capace di attraversare quasi 70 anni di oblio per raccontarci e testimoniare quei giorni di tragedia.



La scoperta del ritratto di Schulz dal film realizzato da Beniamin Geissler

2 comentarios:

caracaterina dijo...

Ho sverniciato la rete per ritrovare un tuo affresco, signor Effe. Ben ritrovato.
p.s. Hai letto Vedi alla voce: amore, di Grossmann? Schultz, gli affreschi sostituiti dai racconti di quando il nazista era bambino ...

Studiolum dijo...

Benjamin Geissler ci ha appena informati che ha completato la sua installazione mobile La stanza degli affreschi di Bruno Schulz – l’ultima opera di un genio, che nei prossimi mesi andrà a una tournée internazionale. Speriamo molto di poterne dare notizia qui nel blog e chissà anche in altri fori.